Freddure miste
di Stefano Bartezzaghi.
Guido Averna rappresenta spesso donne. Un enigmista dice: "per forza, con le lettere di Guido Averna si compone la frase, cioè l'anagramma, guardo in Eva". Queste donne sono inquadrate molto spesso in modo che la testa sia fuori dalla cornice oppure di nuca: in altre parole, il viso non viene visto. In compenso può apparire una parola, "Body" o "Sit" o "Rain": come dire che è la situazione che conta, l'individuo non lo possiamo conoscere. Ora scopro che Guido Averna è anche interessato all'aforisma e alla battuta: una formula arguta che si può applicare a tante situazioni diverse; un divertimento verbale per cavarsela con la disinvoltura spiritosa di una donna che si tuffa o che affonda la testa dentro un ombrello o che sta seduta su un divano. Nascono abbinamenti tra frasi e immagini: l'una è il pretesto dell'altra ma vi lascia anche un'ombra. L'immagine mostra e non mostra, l'aforisma dice e non dice: l'incontro dei due generi è sotto l'insegna dell'allusione. Non sapremo mai se quel che ne capiamo è di meno di quel che c'è da capire, o se è di più. E allora vuol dire che la differenza ce la mette la nostra malizia, la nostra intenzione, la nostra esperienza.